Dopo il no del Consiglio di Stato, oggi nuova sfida in un luogo segreto. Entro 15 giorni la comunicazione alle autorità. Il nodo del decreto reiterato il grillino Zullo il leader di Futuragra la smetta di anteporre i suoi interessi a quelli di gran parte dei cittadini. Il Parlamento completi il suo lavoro.

UDINE «Seminerò mais Ogm in serra». Neanche esaurito il clamore della sentenza del Consiglio di Stato che vieta la coltivazione di Organismi geneticamente modificati, Giorgio Fidenato, imprenditore agricolo e presidente di Agricoltori Federati, rilancia annunciando per oggi la nuova semina. In “piccolo”, visto che «saranno solo pochi semi, e in serra perchè fa troppo freddo». Ma il segnale è preciso: la battaglia va avanti, così come la sfida allo Stato e alla Regione. Dopo la sentenza «La sentenza del Consiglio di Stato è scandalosa – tuona – si scomoda ancora il principio di precauzione per varare provvedimenti di emergenza che non hanno alcuna base scientifica. Sono davvero cose dell’altro mondo. L’Unione europea ha chiarito in più occasione che gli Stati membri devono collegarsi con l’Efsa (ovvero l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, acronimo di Efsa,un’agenzia dell’Unione europea che ha sede a Parma, e fornisce consulenza scientifica in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare). Bene – prosegue Fidenato – l’Efsa si è pronunciata sul mais Ogm, e che fa l’Italia? Ignora e vara decreti». Decreti, scaduti e nuovi Proprio quel decreto interministeriale firmato dai ministeri della Sanità, dell’Ambiente e delle Politiche agricole nel luglio 2013, che l’imprenditore aveva impugnato prima davanti al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato, che vietava la coltivazione di Mais Ogm per un tempo definito di 18 mesi, è scaduto il 12 gennaio, e il 23 il Governo ha provveduto ad emanarne un altro che proroga il divieto per altri 18 mesi. «Si prende tempo», considera Fidenato. E nell’attesa «io semino». Il luogo Dove Fidenato metterà a dimora i semi di Mon 810, non è dato sapere. La serra è stata noleggiata ma dove verrà installata, non si sa. Il riserbo è d’obbligo per proteggere serra e seminato dalle devastazioni che, in passato, sono avvenute a danno dei campi coltivati a mais Ogm a Vivaro e a Mereto di Tomba. Il segreto resterà tale per un tempo definito, perché la legge prevede l’obbligo di comunicazione da parte dell’imprenditore, che dovrà informare le autorità competenti circa il luogo e la quantità di semi Ogm messa a dimora. La tesi L’agire di Giorgio Fidenato è finalizzato ad uno scopo: costringere l’Italia a rispettare i trattati internazionali e le regole della Ue. Compresa quella sugli Ogm, la cui coltivazione, in particolare del mais Mon 810, è consentita sull’intero territorio dell’Unione. E quindi, secondo Fidenato, «anche in Italia». In realtà in Europa il vento pare essere un po’ cambiato. Negli ultimi giorni del semestre di presidenza italiano, l’europarlamento ha infatti approvato una direttiva che consente a ogni singolo Paese membro di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio, anche se questi sono autorizzati a livello europeo. Ovviamente la direttiva va recepita ed è per questo che molte associazioni ambientaliste avevano già posto il problema del rinnovo del decreto interministeriale che vietava la coltivazione di Ogm. Ma anche sollecitato una normativa nazionale chiara. Le reazioni «La sentenza del Consiglio di Stato è la vittoria degli agricoltori del territorio contro le multinazionali dell’Ogm, è la vittoria delle produzioni di qualità e del Made in. Fidenato la smetta di anteporre i suoi interessi a quelli della maggior parte dei cittadini e dei piccoli agricoltori che con grandi sacrifici lavorano per contribuire alla vera ricchezza del Friuli Venezia Giulia». È questo il commento di Marco Zullo, europarlamentare dell’Efdd-Movimento 5 Stelle alla sentenza del Consiglio di Stato. Ma nonostante i pronunciamenti «l’imprenditore agricolo dichiara di voler fare ricorso anche alla Corte di giustizia europea. La smetta – dice Zullo -. Invece di difendere gli interessi della multinazionale del biotech Monsanto, rifletta sui danni che i prodotti Ogm provocherebbero ai nostri agricoltori e al nostro Made in. Una loro contaminazione significherebbe la fine di un modo di fare agricoltura etico e rispettoso dell’ambiente e sarebbe anche un colpo tremendo per l’agricoltura del Fvg e dell’Italia perché è la qualità a farci sopravvivere sul mercato». La proroga In Italia, come detto, il Governo ha prorogato per altri 18 mesi il divieto di coltivazione di mais Ogm Mon 810, in attesa dell’entrata in vigore della nuova direttiva comunitaria. Direttiva europea che il Movimento 5 Stelle «giudica fortemente negativa, tanto da essersi opposto alla la sua approvazione in Parlamento europeo. Dietro quella che appare una generosa cessione di sovranità su un argomento di tale importanza per la nostra salute e per il nostro ambiente, si nascondono degli enormi favori alle multinazionali del biotech, che potranno ricorrere in Corte di Giustizia e nei tribunali del Wto in caso di divieto alla coltivazione di Ogm da parte dei singoli Stati. Per questo, il Parlamento italiano dovrà continuare a lavorare». Il “no” nella Costituzione L’ex ministro dell’ambiente e dell’agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio, plaude alla sentenza del Consiglio di Stato che conferma la bontà del divieto Ogm in Italia. «Ma sarebbe bello, e utile, che l’Italia fosse il primo Paese a dichiararsi libero da Ogm». Un “no” agli organismi geneticamente modificati che per l’ex esponente di governo dovrebbe entrare «nella Costituzione».

Elena Del Giudice

Dal Messaggero Veneto del 08 Febbraio 2015

OGM: NON E’SOLO UN CAMPO

Il 26 giugno scorso c’è stato un presidio davanti alla sede istituzionale della regione Friuli Venezia Giulia, con striscioni colorati, distribuzione di volantini e interventi che hanno ribadito un secco no a questa agricoltura che inquina e devasta il territorio, e di come gli Ogm siano una risposta paradossale delle multinazionali che hanno trasformato l’agricoltura contadina in agroindustria. A seguito del presidio c’è stato un incontro con l’assessore Sergio Bolzonello al quale è stata presentata a più voci l’urgenza di intervenire per l’eliminazione dei campi OGM in Friuli considerando i tempi biologici della fioritura e impollinazione che attualmente si sta verificando, e non aspettando i tempi canonici della Magistratura (30-60 giorni del ricorso e così via). Dopo le prima incertezze e consultando il legale a cui la regione si riferisce, l’Assessore ha promesso l’impegno dell’Amministrazione regionale a far rispettare la normativa vigente:

· Decreto Interministeriale del 12/07/2013 denominato “Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810” pubblicato sulla GU Serie Generale n.187 del 10-8-2012

* 2 sentenze, del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, che si oppongono al ricorso fatto contro il suddetto Decreto

* a questo provvedimento sono state inserite delle specifiche norme sanzionatorie per cui chi semina, coltiva e raccoglie OGM per venderli, rischia dai 6 mesi ai tre anni di condanna penale e una multa da 10 mila a 30mila euro, sancito nel decreto legge del 24/06/2014 n. 91 pubblicato sulla GU del 25/06/2014

* Una Legge regionale (LR 5/2014) che modifica la LR 5/2011, che definisce la Regione FVG territorio OGM FREE in applicazione alla normativa comunitaria vigente e che recentemente è stata ratificata dalla CE tramite il silenzio/assenso.

* Una moratoria regionale inserita nella LR 5/2014 che vieta per 12 mesi la coltivazione degli ogm in FVG e contiene delle norme sanzionatorie che prevedono multe da 5000 a 50000 euro (attualmente Fidenato è stato multato per 10000 euro per ogni campo coltivato) e la distruzione delle colture transgeniche in atto.

Quindi, per tutto il pacchetto di leggi e decreti che definiscono la normativa, il vice Presidente della Regione FVG e Assessore alle attività produttive Bolzonello, ha impegnato la Regione Friuli a procedere con una Ordinanza di distruzione delle colture ogm emessa lo stesso 26 giugno verso il conduttore dei campi transgenici, lasciando che egli stesso possa procedere entro 5 giorni e poi se ciò non si fosse verificato, avvisata la Procura, distruzione immediata da parte della Forestale regionale.
Il 09 luglio, finalmente il Corpo Forestale passa all’azione trinciando tutti i campi coltivati a MON 810, tranne quello di Colloredo di Montalbano ( frazione di Laibacco ) in provincia di Udine, dove si sono trovati a picchetto un gruppo di agricoltori plagiati dalla Monsanto, alcuni di loro simpatizzanti e attivisti di Casa Pound, i quali hanno impedito la bonifica di quell’area trincerando con i trattori l’entrata del campo. Durante la mattinata sono arrivate le dichiarazioni di Bolzonello il quale sostiene la necessità di far rispettare la normativa e pertanto, nel giro di qualche giorno anche quel campo sarà estirpato. Il responsabile della forestale, a Colloredo ha confermato che stanno procedendo a norma di legge in un’operazione a carattere ovviamente riservato.
Il Coordinamento tutela biodiversità fvg e il Coordinamento zeroogm del Veneto non pensano comunque che la battaglia sia finita, anzi per noi è solo l’inizio di una lunga stagione di lotte, ricordiamo infatti che la legislatura vigente sanzionatoria ha carattere temporaneo, la moratoria del FVG scade la prossima primavera e il Dlgs del 10 agosto 2013 scadrà a febbraio 2015. Ovviamente c’è comunque anche la legge regionale che dovrebbe bloccare definitivamente le coltivazioni friulane, ( ma su questo si hanno comunque delle riserve ). Si attende la decisione della Comunità Europea, la quale si esprimerà al mese di settembre per approvare le modifiche alla legge comunitarie 18/2001, secondo la quale ogni Stato membro avrà la facoltà di decidere di legiferare affinché il proprio territorio rimanga Ogm-free. Anche su queste modifiche esistono comunque molti dubbi, nostri e dei vari movimenti no ogm nazionali (Task force, associazione noogm) dal momento che potrebbero non portare ad un’effettiva libertà di scelta, mancando, sembra, la possibilità che prima esisteva, di agire con clausola di salvaguardia e quindi anche per fini ambientali e di salute. Per di più siamo prossimi alla stipula degli accordi del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e con questi della perdita della sovranità agricola, alimentare e commerciale dei Paesi che firmeranno. Si tratta dell’accordo fra Ue e Stati Uniti per il libero scambio: creazione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Stati Uniti e Unione Europea attraverso l’abolizione dei dazi e l’uniformazione di leggi e regolamenti internazionali. Ma con la possibilità di commerciare maggiori quantità di merci, entrano però obblighi a cui sottostare, regole dettate dalle multinazionali e da un mercato Statunitense in cui tra l’altro, sono presenti ormoni, additivi e transgeni in qualità e quantità non accettate fino ad ora dalla popolazione Europea. Se gli Stati firmatari, una volta stipulato l’accordo, non si comporteranno adeguatamente (direttamente valutati dai sistemi commerciali multinazionali), saranno obbligati a pagare pesanti sanzioni. Un accordo che rischia di cambiare completamente le nostre vite da qui a breve. Qui di libertà e sovranità degli Stati non si parla.

Altro aspetto di rilievo su cui lavorare è la questione della mangimistica: infatti, se la normativa vigente vieta la coltivazione di colture transgeniche, dal 2004 non è vietata l’importazione di soia e mais Ogm proveniente dal continente americano, destinate alla produzione di mangimi che vanno ad alimentare animali allevati normalmente in modo intensivo.
Una delle tante bugie che riguardano gli OGM è legata alle micotossine, i pro OGM affermano che essi risolverebbero tale problematica. Una falsità! Infatti negli Usa, dove il mais coltivato è quasi tutto OGM, i limiti massimi di aflatossine sono di gran lunga pià alti che in Italia e UE. Un problema legato invece alla mancata rotazione, all’alta densità delle coltivazioni, agli stress e climatici Per quello che riguarda la soia poi, esistono anche altri aspetti che riguardano l’uso indiscriminato di diserbanti, sempre dominio delle Multinazionali.
Siamo consapevoli delle difficoltà che il settore primario si trova ad affrontare ma invitiamo tutti i produttori a non farsi illudere dalle facili promesse che propongono una soluzione che è in realtà un paradosso a dei problemi creati dallo stesso sistema produttivo, come un cane che si morde la coda. Invitiamo tutti gli agricoltori a riscoprire i saperi contadini e ad emanciparsi dal dominio delle multinazionali.

COORDINAMENTO TUTELA BIODIVERSITA’ FVG

COORDINAMENTO ZEROOGM VENETO

2013-11-24 11.36.55

BASTA VERGOGNOSI ATTENDISMI!

Con il Presidio avvenuto il 26 giugno davanti la sede istituzionale della Regione FVG a Trieste eravamo riusciti a “sbloccare” l’immobilismo dei nostri governanti in merito alla vicenda delle nuove semine ogm avvenute nella nostra regione, di cui abbiamo chiesto con forza la rimozione in applicazione della moratoria regionale sulle coltivazioni transgeniche e del Decreto Interministeriale emanato lo scorso anno dal Governo.

Ora la “palla “ è passata alla magistratura che deve emettere il sequestro dei campi attualmente coltivati ad ogm : si tratta di 2 campi a Colloredo di Montalbano e 1 a Mereto di tomba.

È quasi certo che il campo di Vivaro è già stato riseminato ad ogm da Fidenato che evidentemente si sente ancora le spalle ben coperte ed i fatti lo stanno dimostrando.

Infatti la Procura di Udine è di fatto “arenata” e non procede al sequestro dei campi che permetterebbe alla Forestale di entrarvi ed eseguire la rimozione delle colture transgeniche.

Ora la nostra pazienza è giunta al limite massimo!!

Vogliamo ribadire ed aggiornare la situazione normativa che vieta in Italia e in FVG la coltivazione degli ogm. Attualmente ci sono:

• un Decreto Interministeriale del 12/07/2013 denominato “Adozione delle misure d’urgenza si sensi dell’art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810” pubblicato sulla GU Serie Generale n.187 del 10-8-201

• 2 sentenze, del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, che si oppongono al ricorso fatto contro il suddetto Decreto

• a questo provvedimento sono state inserite delle specifiche norme sanzionatorie per cui chi semina, coltiva e raccoglie OGM per venderli rischia dai 6 mesi ai tre anni di condanna penale e una multa da 10 mila a 30mila euro, sancito nel decreto legge del 24/06/2014 n. 91 pubblicato sulla GU del 25/06/2014

• una Legge regionale che modifica la LR 5/2011, che definisce la Regione FVG territorio OGM FREE in applicazione alla normativa comunitaria vigente e che recentemente è stata ratificata dalla CE tramite il silenzio/assenso

• una moratoria regionale inserita nella LR 5/2014 che vieta per 12 mesi la coltivazione degli ogm in FVG e contiene delle norme sanzionatorie che prevedono multe da 5 a 50000 euro (attualmente Fidenato è stato multato per 10000 euro per ogni campo coltivato) e la distruzione delle colture transgeniche in atto.

• Una Ordinanza di distruzione delle colture ogm emanato della Regione al conduttore dei campi transgenici

• Una sentenza del Tar del FVG che rigetta il ricorso contro la suddetta Ordinanza di distruzione

Ci chiediamo dunque cosa altro dobbiamo attendere affinché ci si decida ad applicare le leggi vigenti in materia! Attualmente le coltivazioni stanno andando a seme ed aumenta vertiginosamente il rischio di contaminazione agricola ed ambientale!

Chiediamo alle Procure di sbloccare urgentemente questa situazione affinché venga emanato il sequestro dei campi al fine di permettere l’intervento della Forestale per la rimozione delle colture. Se ciò non dovesse avvenire, per forza di cose, in tempi strettissimi, dovrà pensarci la società civile!!

Coordinamento Tutela Biodiversità FVG

 

Friuli-Venezia Giulia, proteste contro ogm: “La legge deve essere rispettata”

Nonostante le norme, il mais della Monsanto viene seminato e raccolto da un gruppo di agricoltori locali, capitanati da Giorgio Fidenato, provocando gravi danni a chi utilizza sementi tradizionali. Per questo il Coordinamento tutela biodiversità FVG ha organizzato per giovedì 26 giugno un presidio davanti alla Regione
di Stefano Tieri
Più informazioni su: Friuli Venezia Giulia, Mais, Monsanto, Ogm.
Gli organismi geneticamente modificati, in Friuli Venezia Giulia, hanno vita dura. Almeno sulla carta. Nella regione amministrata da Debora Serracchiani, infatti, di norme che vietano la coltivazione di mais MON810 ce ne sono addirittura due: oltre al Decreto interministeriale approvato nel luglio 2013 dagli allora ministri del governo Letta De Girolamo, Orlando e Lorenzin, è stata varata una moratoria dalla Regione lo scorso 28 marzo. Le leggi ci sono, ma per il loro pieno rispetto la strada sembra essere ancora lunga. Per questo, e di fronte alla sempre più concreta prospettiva di un altro anno di raccolti ogm (con annessa possibile contaminazione dei campi vicini), il Coordinamento tutela biodiversità FVG ha organizzato per giovedì 26 giugno alle ore 9, in concomitanza con la seduta del consiglio regionale, un presidio davanti al palazzo della Regione. Con qualche sospetto nei confronti degli amministratori pubblici. “La nostra impressione – osserva Lino Roveredo del Coordinamento – è che, se da una parte si dichiarano contro gli ogm, dall’altra lasciano che si continuino a coltivare: in questo modo si possono così raccogliere dati e informazioni su questo tipo di coltura che altrimenti non potrebbero avere”.
L’ogm in questione, prodotto dalla multinazionale Monsanto (azienda finita più volte al centro di polemiche a causa della tossicità dei suoi prodotti), viene infatti seminato e raccolto senza troppi problemi da un gruppo di agricoltori locali, capitanati dall’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato. Questo tipo di coltivazione, oltre a sollevare questioni etiche non trascurabili, comporta un grave danno per chi utilizza sementi tradizionali. “Se io sono un agricoltore biologico e il campo vicino al mio viene coltivato con ogm, il mio campo viene contaminato e non potrò più vendere i miei prodotti come biologici”, osserva Roveredo. Un timore condiviso dall’assessore alle attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali Sergio Bolzonello. “In una regione come il Friuli Venezia Giulia, per la frammentazione della proprietà, la convivenza fra coltivazioni ogm e coltivazioni naturali e biologiche risulta impraticabile”. Da qui la necessità della moratoria regionale, il cui obiettivo è “tutelare un modello di agricoltura basato su una pluralità di produzioni di alta qualità”. Ma se, almeno a parole, l’assessore e gli oppositori agli ogm sono d’accordo, le divergenze iniziano quando si analizzano i modi con cui fronteggiare la situazione di illegalità.
Come previsto dalla moratoria regionale, il Corpo Forestale dello Stato ha sanzionato Giorgio Fidenato, per un totale di 40 mila euro, dopo aver riscontrato la presenza di mais transgenico in alcuni suoi campi. L’iter da seguire, in questi casi, è chiaro: “Abbiamo inviato una nota informativa alle due Procure competenti (quelle di Udine e di Pordenone), e mercoledì 25 giugno sarà notificata a Fidenato l’ordinanza di rimozione delle piante ogm”, avevano fatto sapere dagli uffici dell’assessore. Tutto liscio, dunque? Non proprio: anche dinanzi a tale ordinanza, il soggetto può sempre rifiutarsi di eseguirla, e Fidenato sembra tutt’altro che intenzionato ad assecondare le richieste della Regione. Bisognerà quindi aspettare i (lunghi) tempi della giustizia. E nel frattempo? “Entro due settimane le piante andranno in fiore, i pollini verranno trasportati dal vento e dagli insetti e la contaminazione dei campi vicini sarà inevitabile. L’intervento, per evitare danni, dev’essere fatto prima che le piante fioriscano: le piantagioni ogm devono essere rimosse subito”, denuncia Roveredo.
Una soluzione non condivisa dallo staff dell’assessore. “Abbiamo fatto tutto quel che ci era consentito fare, non possiamo intervenire direttamente nei campi ogm per tagliare le piante di mais MON810, la legge non ce lo consente”. Che poi aggiunge: “Nel caso in cui Fidenato si opponga all’ordinanza, rimane aperta la questione se costruire delle barriere che impediscano la commistione tra agricoltura biologica e ogm”.

Fatto Quotidiano del 25 giugno 2014

 

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Confermata la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech E l’Unione europea lascerà libertà di coltivare a ogni singolo Stato Il Consiglio di Stato: stop agli Ogm in Friuli

UDINE Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech in Friuli, rinviando la definitiva decisione nel merito al 4 dicembre, quando di fatto sarà già in vigore la normativa europea che lascia la libertà di coltivare o meno Ogm ai singoli Stati membri. La notizia è rimbalzata velocemente ieri tra gli addetti ai lavori, in primis a Giorgio Fidenato e a tutti i rappresentanti della agricoltura locale che lo hanno sostenuto anche nella recente manifestazione Ogm svoltasi a Colloredo di Monte Albano la scorsa settimana. «A questo punto – ha commentato il ricercatore Taboga, biologo promotore dell’incidente probatorio pro Ogm a Colloredo e che finanzia interamente con fondi propri la sperimentazione – quello che conta è poter continuare quanto fatto finora per la dimostrazione scientifica in merito alla tutela della biodiversità. Se fino a dicembre avremo la possibilità di proseguire con il cammino fin qui fatto, gli esperti del settore italiani di biosicurezza in campo avranno la possibilità di studiare e verificare personalmente quanto sta accadendo e avranno la possibilità di constatare autonomamente l’impatto del mais transgenico 810 sulla biodiversità e in particolare sulle farfalle non bersaglio che tanto preoccupa il mondo ambientalista». La strada per Fidenato quindi dovrebbe andare complicandosi nei prossimi mesi, considerando la prospettiva nazionale che andrà verso l’impossibilità di coltivare Ogm. L’Italia, visto quanto emanato dal Consiglio di Stato, è libera di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi. È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’accordo politico dei ministri dell’ambiente dell’Ue che dopo quattro anni di dibattiti lascia liberi gli Stati membri di coltivare o di vietare gli Ogm sul loro territorio. «La procedura che potrà essere perfezionata nel semestre di presidenza italiana con l’impegno del Ministro dell’Ambiente Luca Galletti al quale va il nostro ringraziamento, realizza da subito – sottolinea Moncalvo – una svolta profonda nel quadro normativo europeo. Il divieto di coltivazione da misura provvisoria e legata al principio di precauzione per motivi ambientali e sanitari diventa giustamente – precisa Moncalvo – una decisione permanente assunta sulla base del modello di sviluppo che ogni singolo Paese intende sostenere. Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura – conclude Moncalvo – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy. Secondo una analisi della Coldiretti nell’Unione Europea nonostante l’azione delle lobbies che producono Ogm, nel 2013 sono rimasti solo cinque, sui ventotto, i paesi a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148 mila ettari di mais transgenico Mon 810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari). Si tratta quindi di fatto di un unico Paese (la Spagna) dove si coltiva un unico prodotto (il mais Mon 810)». Luciana Idelfonso

Dal Messaggero Vento del 13 giugno 2014

DISEGNO DI LEGGE N. 41 presentato dalla Giunta regionale il 21 marzo 2014 <>

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Signor Presidente, Signori Consiglieri,

la normativa comunitaria in materia di organismi geneticamente modificati prevede che gli Stati membri possano adottare tutte le misure opportune per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti (direttiva 2001/18/CE).

In attuazione della direttiva, la Commissione europea ha approvato la raccomandazione del 13 luglio 2010 recante orientamenti per l’elaborazione di misure nazionali in materia di coesistenza per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche.

La Regione ha disciplinato la materia dell’impiego di OGM in agricoltura mediante la legge regionale 8 aprile 2011, n. 5 (Disposizioni relative all’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura), come modificata dalla legge regionale 26 luglio 2013, n. 6 (Assestamento del bilancio 2013), prevedendo che le misure di coesistenza vengano adottate con regolamento regionale.

Sulla base di tale previsione l’Area risorse agricole e forestali della Direzione centrale attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali aveva elaborato una bozza di misure di coesistenza fra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche e, nei mesi di gennaio e febbraio 2014, ha sottoposto tale proposta alla valutazione, attraverso consultazioni, degli enti interessati e dei portatori di interesse.

Alla luce degli approfondimenti svolti e degli articolati elementi acquisiti in occasione della predisposizione della bozza e poi delle consultazioni, è emersa la possibilità di prevedere l’esclusione dal territorio regionale della coltivazione del mais geneticamente modificato quale misura di coesistenza per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche, in applicazione di quanto consentito dalla Raccomandazione del 13 luglio 2010.

Si precisa infatti che il paragrafo 2.4 della citata Raccomandazione riconosce agli Stati membri la facoltà di escludere, nell’ambito delle misure di coesistenza, la coltivazione di OGM da vaste aree («zone senza OGM») a fronte di una serie di fattori che possono influenzare il grado di commistione tra colture transgeniche, colture convenzionali e biologiche, quali le condizioni climatiche, le caratteristiche topografiche, i modelli produttivi e le strutture aziendali.

In tal senso la Giunta regionale ha approvato in via preliminare in data 7 marzo uno schema di disegno di legge intitolato “Modifiche alla legge regionale 8 aprile 2011, n. 5 (Disposizioni relative all’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura)” al fine di inserire una disposizione speciale che introduca tale esclusione con forza di legge anziché con atto formalmente amministrativo come quello regolamentare.

Lo schema di disegno di legge prevede essenzialmente che venga introdotto nella legge regionale 5/2011 l’articolo 2.1. rubricato “Misure specifiche per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche di mais”.

I

Tale disposizione prevede che, al fine di evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche di mais, nel territorio del Friuli Venezia Giulia, caratterizzato da modelli produttivi e strutture aziendali che condizionano il grado di commistione tre le colture transgeniche e non transgeniche, sia esclusa la coltivazione di mais geneticamente modificato in applicazione della facoltà riconosciuta dalla Raccomandazione del 13 luglio 2010.

Lo schema di disegno di legge prevede inoltre che la coltivazione di mais geneticamente modificato comporti l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.

Tale schema di disegno di legge, essendo progetto di regola tecnica, va preventivamente comunicato alla Commissione europea ai sensi e nei modi previsti dalla direttiva 98/34/CE e della normativa statale che ha recepito la direttiva medesima (legge 21 giugno 1986, n. 317).

Tale procedura ha già avuto inizio con la trasmissione dello schema di disegno di legge alla struttura del Ministero dello sviluppo economico che riveste il ruolo di Unità centrale di notifica ai sensi della direttiva 98/34/CE e che cura, per lo Stato italiano, tutte le relative comunicazioni con la Commissione europea.

Nell’ambito di tale procedura l’amministrazione regionale avrà modo di rappresentare i fattori che, a livello locale, influenzano il grado di commistione tra colture OGM, colture convenzionali e biologiche, nonché gli elementi e i presupposti, come richiesti dalla Raccomandazione, che giustificano l’esclusione della coltivazione di mais OGM nel territorio regionale.

Nelle more della conclusione della predetta procedura, al fine di evitare possibili perdite di reddito per i produttori di mais convenzionale e biologico, proprio alla luce delle ragioni tecnico – economiche che fondano tale esclusione, si propone di introdurre, in via straordinaria e di urgenza, un divieto temporaneo alla coltivazione di mais OGM per il periodo massimo di dodici mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente disegno di legge (articolo 1, commi 1 e 2).

Si ricorda inoltre che, attualmente, la coltivazione di mais OGM MON810 è vietata in base al decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di data 12 luglio 2013 (Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON810) e in applicazione dell’articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati.

Tale norma comunitaria prevede, infatti, che gli Stati membri possano adottare misure di emergenza qualora sia manifesto che prodotti OGM già autorizzati dall’Unione europea comportino un rischio per la salute umana, per la salute degli animali o per l’ambiente. È inoltre previsto che la Commissione europea si pronunci prorogando,

II

modificando o abrogando delle misure cautelari provvisorie nazionali (articolo 54 del regolamento (CE) n. 178/2002).

La norma ora in esame fa pertanto salva l’applicazione del divieto previsto nel decreto ministeriale mediante segnalazione delle relative violazioni, da parte della Regione, alle competenti autorità preposte all’applicazione delle sanzioni penali applicabili ovvero all’accertamento dell’eventuale danno ambientale (articolo 1, comma 3).

Avverso il predetto decreto del Ministro della salute è stato inoltre promosso un ricorso al Tribunale amministrativo regionale Lazio per il relativo annullamento.

L’efficacia del divieto di coltivazione del mais MON810 potrebbe pertanto essere influenzata dall’eventuale pronuncia della Commissione europea e dagli esiti del contenzioso istaurato presso il TAR Lazio.

Inoltre è noto che è in fase di autorizzazione presso la Commissione europea un’ulteriore varietà di mais OGM (Pioneer 1507) rispetto al quale, ovviamente, il decreto del Ministro della salute non trova applicazione.

Si segnala infine che, a livello comunitario, gli Stati membri hanno confermato la volontà di riaprire le discussioni sulle modifiche della direttiva 2001/18/CE relative alla possibilità per ciascuno Stato di limitare o vietare la coltivazione, nel proprio territorio, di organismi geneticamente modificati (OGM) autorizzati a livello UE per motivi diversi da considerazioni relative alla salute e all’ambiente.

Tale argomento è stato affrontato in occasione del Consiglio ambiente che si è tenuto lo scorso 3 marzo e una seconda tornata di colloqui tra gli Stati membri è in programma per il 13 giugno.

Per quanto riguarda i contenuti delle restanti disposizioni del disegno di legge in esame, si precisa che l’articolo 2 contiene la disposizione finanziaria per consentire l’introito delle sanzioni irrogate in applicazione del divieto introdotto all’articolo 1.

L’articolo 3 disciplina infine l’entrata in vigore delle disposizioni ora proposte.

Si confida che il disegno di legge ora illustrato venga accolto dal voto favorevole di Codesto onorevole Consiglio regionale.

III

Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia – 1 – XI Legislatura – Atti consiliari DISEGNO DI LEGGE N. 41

<<Disposizioni urgenti in materia di OGM>>

Art. 1

(Disposizioni urgenti in materia di OGM)

1. Al fine di evitare perdite di reddito per le colture convenzionali e biologiche di mais a seguito della commistione da colture transgeniche, nelle more della procedura di comunicazione alla Commissione europea ai sensi della direttiva 98/34/CE, del Parlamento europeo del Consiglio, del 22 giugno 1998 (che prevede una procedura di informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione), delle misure di coesistenza contenute nello schema di disegno di legge approvato dalla Giunta regionale in via preliminare in data 7 marzo 2014 e che prevedono l’esclusione della coltivazione di mais geneticamente modificato nel territorio regionale in applicazione della facoltà riconosciuta dal paragrafo 2.4 della raccomandazione 2010/C200/01, della Commissione europea, del 13 luglio 2010 (recante orientamenti per l’elaborazione di misure nazionali in materia di coesistenza per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche), la coltivazione di mais geneticamente modificato è vietata fino all’approvazione definitiva delle predette misure di coesistenza e comunque per un periodo non superiore a dodici mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

2. La violazione del divieto di cui al comma 1 comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro irrogata dal Servizio competente in materia di Corpo forestale regionale.

3. E’ in ogni caso fatta salva l’applicazione della misura di emergenza di cui al decreto del Ministro della salute 12 luglio 2013 (Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del regolamento (CE) n. 178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON810), mediante segnalazione delle violazioni del divieto in esso contenuto alle competenti autorità.

Art. 2

(Norma finanziaria)

1. Le entrate derivanti dal disposto di cui all’articolo 1, comma 2, sono accertate e riscosse sull’unità di bilancio 3.2.121 e sul capitolo 1178 dello stato di previsione dell’entrata del bilancio pluriennale per gli anni 2014-2016 e del bilancio per l’anno 2014.

Art. 3

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione.

Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia – 2 – XI Legislatura – Atti consiliari DISEGNO DI LEGGE N. 41

<<Disposizioni urgenti in materia di OGM>>

NOTE

Avvertenza

Il testo delle note qui pubblicate è stato redatto ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 13 maggio 1991, n. 18, come da ultimo modificato dall’articolo 85, comma 1, della legge regionale 30/1992, al solo fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali è operato il rinvio. Restano invariati il valore e l’efficacia degli atti legislativi qui trascritti.

Nota all’articolo 1

– Il testo del paragrafo 2.4 della raccomandazione della Commissione europea 2010/C200/01, del 13 luglio 2010, è il seguente:

2.4 della raccomandazione 2010/C200/01, della Commissione europea, del 13 luglio 2010, “Misure atte ad escludere la coltivazione di OGM da vaste aree («zone senza OGM»)”

Le differenze a livello regionale, quali le condizioni climatiche (che influenzano l’attività degli impollinatori e la dispersione di polline attraverso l’aria), la topografia, i modelli produttivi e i sistemi di rotazione delle colture o le strutture aziendali (comprese le strutture circostanti, come siepi, foreste, zone incolte e ubicazione delle superfici coltivate), possono influenzare il grado di commistione tra colture GM e colture convenzionali e biologiche nonché le misure necessarie per evitare la presenza involontaria di OGM in altre colture.

In presenza di determinate condizioni economiche e naturali, gli Stati membri possono vagliare la possibilità di escludere la coltivazione di OGM da vaste zone nel loro territorio, onde evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche. Per attuare tale esclusione gli Stati membri devono dimostrare che in tali zone non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza con altri mezzi. Inoltre, le misure restrittive devono essere proporzionali all’obiettivo perseguito (vale a dire la tutela delle esigenze specifiche degli agricoltori che operano secondo metodi convenzionali o biologici).

 

MARCH AGAINST MONSANTO: NON PIU’ OGM

Si chiama “March Against Monsanto” il movimento internazionale che si batte per impedire che la multinazionale dal fatturato di quasi 9 miliardi di dollari continui a gestire il monopolio alimentare del mondo. Con la complicità dei mass media e del loro silenzio, comprato a caro prezzo dell’azienda. A partire dallo scorso anno milioni di questi salutisti della resistenza 2.0 hanno deciso di istituire ed aderire alla giornata internazionale di boicottaggio della Monsanto, calendarizzata per il 24 maggio di ogni anno. Nel 2013 la marcia organizzata dagli attivisti ha contato la partecipazione di due milioni di persone, per gli organizzatori, centinaia di migliaia per gli organi di sicurezza. Denunciato dai manifestanti anche un presunto sabotaggio da parte dei mass media: mentre in Olanda la protesta veniva seguita dai principali giornali e dalle tv, negli Stati Uniti, dove la marcia coinvolse un numero indubbiamente più alto di dimostranti, la manifestazione divenne affare soltanto delle emittenti locali.
Quest’anno la marcia contro la Monsanto verrà riproposta e raggiungerà anche Roma e ad altre 400 città del mondo. Il fenomeno “boycott Monsanto”, infatti, non è totalmente sconosciuto nel nostro Belpaese. Basti pensare che lo scorso 5 aprile i rappresentanti di 38 associazioni si sono riuniti in diversi centri della Penisola per promuovere la campagna ‘Italia No Ogm’: l’obiettivo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del biologico, sano e Made in Italy, messaggio che verrà riproposto più volte in vista di Expo 2015. Inoltre tra un mese il Tar – la sentenza, inizialmente prevista per il 9 aprile scorso, è stata rinviata di 45 giorni – si pronuncerà circa un ricorso presentato da un agricoltore del Friuli contro un decreto interministeriale che ha bloccato l’uso del mais ogm della Monsanto nel nostro paese. Il risultato? Possibile via libera per le colture transgeniche in Italia. Quello che ambientalisti e contadini, pronti a mettersi in marcia contro Monsanto, vogliono categoricamente evitare che accada. Ma per cosa si battono i manifestanti che scenderanno in strada il prossimo 24 maggio?

Link sulla campagna: http://www.march-against-monsanto.com/

I giudici del Lazio respingono il ricorso sul decreto blocca-semine. Pronuncia simile in Fvg. L’agricoltore: non sono credibili Doppio no del Tar, ma Fidenato non molla.

PORDENONE Si ferma la corsa inarrestabile degli agricoltori pro Ogm. Almeno per un po’. Perchè il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso presentato da Giorgio Fidenato (l’agricoltore di Arba che per primo ha seminato, ufficialmente, mais Mon 810 in Friuli Venezia Giulia) contro il decreto interministeriale di luglio 2013. E perché il tribunale del Friuli Venezia Giulia ha cassato quello avanzato, dallo stesso Fidenato, contro le misure che la Regione aveva imposto per la raccolta delle colture transgeniche. Ma per Fidenato si tratta di una battaglia persa, non della guerra: «Farò ricorso immediato al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio». I giudici romani La sentenza del Tar ricorda che il regolamento della Comunità europea del 2003 «prevede una procedura comunitaria per l’autorizzazione all’immissione in commercio di alimenti e mangimi prodotti da Ogm, stabilendo a tal fine che le aziende interessate devono presentare una domanda di autorizzazione alla Commissione europea e produrre un dossier che riporti tutte le informazioni scientifiche disponibili che permettano di valutare la sicurezza per la salute umana, animale e dell’ambiente e che su tale domanda esprima il proprio parere l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa)». L’autorizzazione mancata I giudici amministrativi sottolineano che «l’autorizzazione rilasciata nel 1998 a Monsanto dalla Commissione Europea, in forza della quale l’odierna ricorrente afferma di aver maturato il diritto alla coltivazione del mais Mon 810, si basava su una normativa superata da quella attualmente in vigore, tant’è che a distanza di ben sette anni dalla data di presentazione dell’istanza di rinnovo della suddetta autorizzazione nessuna decisione è stata adottata in merito dalla Commissione Europea». E aggiunge che «tale situazione di impasse è avvalorata dalla circostanza che l’Efsa, che è l’organo competente a dare il proprio parere sotto l’aspetto scientifico, se nel 2009 aveva dato parere positivo, tuttavia successivamente, come fatto presente dalla difesa erariale, si era pronunciata diversamente, tenendo conto anche di altri aspetti del rischio ambientale non tenuti presente nel parere del 2009». Da qui «non può essere seriamente posto in dubbio che il diffondersi di culture di mais transgenico sulla base di un’autorizzazione risalente nel tempo, la quale non poteva tener conto di una normativa successiva più restrittiva nonchè delle problematiche connesse ai rischi ambientali successivamente emerse ed avvalorate dagli studi richiamati nel contestato decreto, le quali avevano in sostanza precluso alla Commissione Europea di procedere al rinnovo della citata autorizzazione, poteva rappresentare un situazione di concreto ed attuale pericolo tale da giustificare l’adozione del suddetto decreto». Il Tar Fvg. La seconda bocciatura per Fidenato, arriva “in casa”. Il Tar di Trieste ha rigettato il ricorso proposto dall’agricoltore in qualità di titolare dell’azienda agricola “In Trois”, contro l’ordine imposto dalla direzione delle Attività produttive della Regione che dettava le disposizioni in materia di raccolta e movimentazione del mais geneticamente modificato. I provvedimenti sono stati considerati legittimi «in conformità alla normativa comunitaria» e quindi validi anche per il futuro. La replica Ma l’agricoltore friulano, che non è certo uno che molla alla prima sconfitta, ha già pronto il ricorso al Consiglio di Stato e spiega: «Ci sono una serie di errori che fanno pensare male…non è credibile una magistratura che va contro l’organo tecnico per eccellenza, l’Efsa, che il 24 settembre 2013 aveva dichiarato che non c’era alcun problema, alcun rischio per la salute. Qui si confonde il principio di precauzione con il rischio manifesto che non c’é. E’ un errore da 2 in pagella».

Di Martina Milia

 

Esulta il centrosinistra: ora la battaglia si deve spostare in Europa. Il M5S: multe ai trasgressori

Bolzonello: premiata la linea della Regione

PORDENONE Sergio Bolzonello esprime tutta la sua soddisfazione. Non solo perché le sentenze dei tribunali amministrativi «premiano la linea della Regione e i passi fatti in questi mesi», ma perché il risultato pratico è anche politico. «Sia Sel che una parte del Pd, in alcuni momenti hanno avuto dei dubbi, ma sono contento di aver tenuto il punto perché alla fine la linea è stata confermata in toto. La coerenza ha pagato», sottolinea il vice presidente della Regione. E la soddisfazione ieri è stata espressa da molte parti politiche. Di «bella giornata per l’agricoltura italiana» hanno parlato i capigruppo Pd in Commissione Camera e Senato, Nicodemo Oliverio e Roberto Ruta, nonché i parlamentari Cenni e Realacci (sempre Pd) mentre il deputato pordenonese Giorgio Zanin ha evidenziato come «si tratta di una conferma fondamentale per proseguire nel cammino volto ad assicurare all’Italia la libertà di legiferare nel merito. Ora l’attenzione deve spostarsi in Europa – ha ribadito – dove, come abbiamo auspicato con la risoluzione in commissione Agricoltura, durante il semestre europeo a guida italiana, si dovrà operare per assicurare maggiore autonomia agli Stati membri». Aggiunge il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Cristiano Shaurli: «La soddisfazione, oggi, non è solo per i pronunciamenti dei Tar del Fvg e del Lazio, che si auspica calmino chi era pieno di arroganti “certezze” e rassicuri chi era pieno di inspiegabili dubbi come il centrodestra, ma ancor di più per la consapevolezza che la maggioranza aveva intrapreso la strada giusta con coraggio e lungimiranza, per far sì che la nostra politica agricola rifugga dalle massificazioni e promuova invece le nostre straordinarie peculiarità». E Serena Pellegrino, parlamentare di Sel aggiunge: «Per evitare nuovi casi come quello del Friuli Venezia Giulia, il Governo si attivi affinchè il semestre di Presidenza italiana dell’Ue affronti il tema delle coltivazioni geneticamente modificate in ambito europeo. Non è più possibile accettare legislazioni diverse in Paesi confinanti, ma è necessario un pronunciamento unico da parte di tutti gli Stati europei». I Cinquestelle con il consigliere Frattolin, chiamano in causa Renzi: «Ora il Governo, con la velocità che ostenta in ogni occasione, dia subito indicazioni chiare alle prefetture e agli enti locali su come agire con i trasgressori, ricordandosi che il decreto scadrà comunque nel gennaio 2015».

 

Ogm, grande soddisfazione di Legambiente e Coldiretti

L’agricolatura italiana resta libera, almeno per ora, dagli Ogm. Il Tar del Lazio ieri ha infatti bocciato il ricorso presentato da Giorgio Fidenato contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais biotech Mon810 modificato geneticamente. Lo ha reso noto «con grande soddisfazione» la Coldiretti nel sottolineare che la sentenza conferma definitivamente il divieto di coltivazione in Italia. È «una sentenza storica, una grande vittoria per l’agricoltura italiana di qualità», festeggia anche Legambiente mentre il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti parla di «una sentenza che avalla l’operato del governo, impegnato con risultati importanti anche in sede europea per aumentare l’autonomia decisionale degli Stati membri in materia di Ogm». «Ora questo divieto va attuato con decisione, anche adottando le sanzioni stabilite per le eventuali violazioni», ha aggiunto il ministro.

Dal Messaggero Veneto